giovedì 10 aprile 2014

Vinitaly 2014: Reductio ad Unum (ovvero storie di un avvocato innamorato)

Ho chiesto ad un caro amico appassionato di vini di scrivere qualcosa della sua giornata al Vinitaly.
Da vero uomo di legge Luke (questo è il suo nome d'arte) ha cominciato la giornata annotando cantine, annate, indirizzi e altri dati sensibili. Ma poi, per fortuna, si è innamorato.




Cosa lega una piccola cappella del XII secolo, al moderno polo fieristico di Verona?
Cosa la quiete e l'uggio delle Langhe, al frastuono ed alle luci di una grande manifestazione
internazionale?
Cosa un'emozione personalissima, che ti tocca il cuore, al business sfrenato di chi acquista intere annate dei più prestigiosi vini, per farne una fredda speculazione finanziaria?
La risposta risiede nel Barolo “Vigna Cappella di S. Stefano”, dell'Azienda Agricola Podere Rocche dei Manzoni, annata 2009, che ho avuto l'onore e la fortuna di assaggiare, in compagnia di cinque amici, alle ore 12 circa, il 6 aprile 2014, durante l'ultima edizione del Vinitaly.
Questa prestigiosa manifestazione internazionale è giunta alla 48esima edizione. Un paio di numeri relativi alla scorsa edizione sono sufficienti a dare l'idea dell'importanza che ha assunto nel panorama enogastronomico italiano ed internazionale: 89.163 metri quadri di superficie, 4.101 espositori, 148.038 visitatori, di cui 52.979 stranieri!
In concreto, si tratta di un evento durante il quale gli addetti ai lavori concludono grossi affari legati alla compravendita del vino (soprattutto italiano), molti appassionati degustano vini prodotti dalle cantine più importanti (e magari anche poco accessibili), o da quelle più piccole e ricercate (magari più difficili dal reperire sul mercato).
Poi ci sono una serie di giovani, più o meno cialtroni e incompetenti, che approfittano di qualche accredito per darsi all'alcol di qualità e anche, ahinoi!, di quantità.
Quanto a noi, io e i miei 5 compagni di viaggio, ci collochiamo in mezzo alle ultime due categorie sopra-enunciate. Avevamo un solo accredito ed abbiamo acquistato su ebay una altro biglietto. Per il resto abbiamo deciso di investire i 45 euro dell'ingresso perchè vorremmo affinare sempre di più il nostro palato e conoscere sempre di più il magico mondo dell'enologia.
Come comprensibile, all'interno di un così vasto panorama, è facilissimo perdersi, soprattutto per i “più o meno cialtroni” come noi!
E allora scatta la corsa agli stand più noti, ma anche più affollati, si rispolverano i consigli di qualche amico o parente, si va alla caccia di etichette sentite nominare, ma mai assaggiate... Affascinante, senz'altro, ma troppo caotico, casuale, raffazzonato, posticcio.
I sapori ed i profumi si mischiano, le informazioni ed i volantini si confondono, le emozioni restano come bloccate.
tratto da www.barolobig.com
Finchè, passeggiando per il padiglione del Piemonte, diretti verso lo stand di “La Spinetta”, vedo con la coda dell'occhio un logo che mi torna familiare.
Familiare perchè l'ho visto (non molte volte, per il vero) sulla tavola della mia famiglia negli scorsi Natali e Pasque.
A posteriori, sono sempre più grato a mio zio Antonio per la passione che mi ha saputo trasmettere
 (oltre che per gli investimenti economici che deve aver sostenuto).
Riappaiono alla mente una serie di nomi che associo a quelle tavole imbandite: “Valentino”, “Big'd'big”, “Angelica”, “Cappella Santo Stefano”...
Si tratta dei grandissimi vini della cantina Rocche dei Manzoni!
Lo stand è piccolo e riservato, chiuso su quattro lati da alte pareti, molto elegante ed in posizione centrale.
Non c'è alcuna degustazione “in piedi”, forse per quello la quasi totalità degli avventori passa oltre.
Io mi affaccio al piccolo uscio e vedo che, su 4 tavoli disponibili, 3 sono già occupati da signori distinti, per lo più stranieri, che, subito dopo l'assaggio, sputano il vino dentro l'apposito contenitore posto in mezzo al tavolo, poi si prodigano in sussurri ed in cenni di approvazioni che condividono con gli altri commensali.
immagine a scopo illustrativo
Mi giro verso i miei soci... Uno stava mangiando da un tappleware, con le mani, della frittata portata da casa, altri due si stavano facendo un selfie vicino ad un altro stand, tutti eravamo vestiti come in una gita scolastica del liceo...
Ributto l'occhio all'interno, quasi per salutare malinconico quel sogno che era iniziato nella mia mente, prima di abbassare lo sguardo e tirare dritto, trasportato dalla fiumana di gente che imperversava.
Poi, l'epifania: uno dei titolari dello stand, vestito di tutto punto, abbandona, proprio in quell'istante, i danarosi ospiti e si rivolge direttamente a me, quasi avesse letto tutto quanto dai miei occhi.
Prego, accomodatevi!”, mi dice con garbo e cortesia. “Ma... dice a noi? Ehm... Siamo in sei...”. “Certo, venite!”.
Ci accomodiamo e tutto il frastuono sembra d'improvviso sedarsi.
Richiamo anche un mio compagno che mi parla ad alta voce... Inconsciamente mi sembra quasi di essere in chiesa; si crea un'atmosfera felice, ma rispettosa!
Sì... una cattedrale! Ecco un altro flash che viene dai racconti di mio zio: la cantina di Monforte d'Alba di Rocche dei Manzoni è posta in uno splendido palazzo con marmi e affreschi, che pare proprio una cattedrale!
E qui inizia una sorta di estasi mistica...
Il gentile signore ci guida nella degustazione di due annate del loro barolo “base” (che di base non ha proprio nulla!) 2009 e 2010.
Poi si passa alla cru “Big'd'Big”, il loro “barolo più maschio” (se ben ricordo, del 2010)!
E infine (pensavo io), ci fa assaggiare la cru “Vigna Cappella Santo Stefano”, annata 2009.
Orbene, non sono per nulla capace di farvi una descrizione organolettica, quindi mi limito a dire che erano tutti vini eccellenti, anche se quest'ultimo mi ha trasmesso un'emozione particolare.
Forse perchè il maitre ci ha fatto sognare; ci ha mostrato la foto del catalogo che raffigura proprio la vigna, con la cappella sulla vetta della collina.
Poi ci ha raccontato che è una vigna straordinaria, che produce un vino ottimo ogni annata, nessuna esclusa!
Che è conosciuta da tutti, in quel di Monforte, perchè era la vigna un tempo appartenuta al parroco e produceva un vino talmente buono, che i produttori della zona, per qualificare il loro prodotto, si chiedevano l'un l'altro se fosse venuto meglio o peggio di “quello del parroco”!
Da ormai diversi anni, la vigna è stata acquistata da Rocche dei Manzoni, che se ne prende cura, coltivandone la sua più prestigiosa cru!
Poi il buon uomo ci ha stupiti ancora, facendoci assaggiare anche una “riserva 7 anni” con una produzione di sole 8.000 bottiglie all'anno (e pensare che una l'ha aperta per noi...). E anche qui un'altra storia del tutto particolare.
una delle cantine in loc. Manzoni Soprani a Monforte d'Alba
Ancora non era finita: ha voluto farci assaggiare lo spumante: “Valentino Brut Zero”, dal nome del fondatore della cantina, Valentino Migliorini; un vino eccezionale che matura sui propri lieviti per oltre 5 anni e poi affina in bottiglia per almeno altri 12-18 mesi. L'ultima annata prodotta è il 2004, quella che abbiamo assaggiato. Molte annate non vengono nemmeno imbottigliate, se non è al top.
E da ultimo siamo arrivati all'”Angelica”, uno chardonnay che ci è stato così descritto: “un rosso vestito di bianco”. Era vero. Forse il miglior chardonnay che abbia mai bevuto.
Ma tutto ormai sembrava accadere in un mondo a parte! Il linguaggio era spirituale, emotivo.
La folla, la fiera, le luci degli stand, le contrattazioni milionarie non avevano più alcun posto dentro di me, nemmeno mi accorgevo più della mia carenza di competenze organolettiche, o mi facevo confondere dal miscuglio di informazioni, profumi e sapori...
Tutto si era, come d'incanto fermato, per quei 20 minuti, e tutto quanto era condensato in questa esperienza, ed in particolare proprio nel “Vigna Cappella Santo Stefano”.
Reductio ad unum, appunto.
Ora, a un giorno di distanza, penso che queste emozioni siano la prova che il vino (quello di un certo livello) è vivo e sa trasmettere emozioni vere!
E mi piace pensare che sia questa la vera motivazione alla base di quei 150.000 visitatori, di quelle 4000 cantine, dei milioni di euro investiti: anche loro, ognuno di loro, si è innamorato di qualche vino, di una specifica bottiglia, in uno specifico luogo, in uno specifico momento.




L. P. Acco

La Vigna Cappella a Santo Stefano

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